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10. Domande frequenti (FAQ)

In questa pagina troverai le domande più frequenti sugli amplificatori per chitarra.

Usare molti pedali comporta una minore qualità del suono?

I pedali, attraverso i quali il segnale passa prima di entrare nell'amplificatore, hanno la spiacevole proprietà di "rubare" il volume e gli alti, soprattutto in modalità Bypass. Ciò riguarda alcuni tra i vari Wah-Wah e ancor di più i pedali classici. Per questo motivo, molte aziende dotano i loro modelli di un True-bypass che permette al segnale originale di “saltare” l’effetto (o bypassarlo, per l’appunto) se disattivato; per compensare le perdite, potresti optare per un booster all'inizio della catena del segnale.

Le cose migliorano con un loop degli effetti (FX-Loop), a cui si deve una maggiore potenza del segnale in uscita dal preamplificatore. Ad ogni modo, l'uso di pedali mal progettati può causare non pochi problemi. Un loop di effetti in parallelo è l'ideale per non alterare il suono originale dell'amplificatore.

Piccola osservazione in merito al cablaggio: la sequenza del cablaggio è determinata dalle differenti disposizioni degli effetti prima descritte. Non dimenticare comunque una cosa: non ha senso spendere molti soldi per un buon cavo per chitarra se poi le connessioni tra i singoli effetti sono realizzate con cavi patch di qualità inferiore, cerca quindi di attrezzarti con elementi di un certo livello!

Perché gli amplificatori a transistor sono spesso disapprovati dai chitarristi?

Gli amplificatori a transistor sono comparsi alla fine degli anni '60 ma nonostante i loro numerosi vantaggi tecnici (nessuna necessità di cambiare le valvole, maggiore affidabilità e facilità di manutenzione, peso ridotto, prezzo significativamente più basso) non sono mai riusciti a competere con i vecchi modelli valvolari, le cui proprietà acustiche sono particolarmente care ai musicisti. Rispetto ai tipici amplificatori valvolari, quelli a transistor tendono a suonare “distaccati” e troppo puliti (per quanto riguarda i suoni clean, i singoli modelli godono di una certa reputazione, in particolare il Roland Jazz Chorus con il suo Chorus integrato, per lo più responsabile del trionfo di questo effetto oggi così popolare). A livello teorico, la tipica distorsione dei transistor non è propriamente paragonabile a quella degli amplificatori valvolari eppure si tratta di una tesi oggi ormai obsoleta: anche prima che esistessero gli Amp-modeling (amplificatori per la modellizzazione del suono), venivano messi a punto amplificatori a transistor che si avvicinassero quanto più possibile ai loro corrispettivi valvolari. Sono molto diffusi anche i cosiddetti amplificatori ibridi (preamplificatore a valvole e finale a transistor, raramente il contrario), con distorsione valvolare nel preamplificatore, ma grazie allo stadio di uscita a transistor l'amplificatore rimane piacevolmente leggero.

Come evitare il forte “scricchiolio” inserendo e disinserendo la spina, passando da una chitarra all'altra?

La soluzione più semplice a questo problema consiste nell'installare un pedale del volume davanti all'amplificatore, da portare semplicemente sul valore 0 prima di cambiare strumento. Un footswitch A-B (alcuni permettono anche di collegarvi 3 strumenti) è ancora più elegante perché elimina la necessità di ricollegare i cavi. Le due o più chitarre rimangono cablate, è quindi sufficiente riporre la prima e impugnare la seconda: diversi looper/line switch (come il Boss LS-2) offrono questa opzione.

Come passare da un amplificatore all'altro in un contesto live?

Anche in questo caso è necessario un footswitch A-B, esistono dispositivi speciali che commutano un segnale su 2 o 3 uscite diverse: per questo genere di applicazione è necessario che l’attrezzatura sia di qualità professionale, al fine di evitare catene di ronzii e rumori indesiderati. A questo scopo è possibile utilizzare anche il Boss LS-2.

Quali sono i vantaggi di un Fx-Loop?

Un Fx-Loop (loop degli effetti o mandata effetti) è costituito da un'uscita (preamp out, send) e da un ingresso (main in, return) attraverso i quali si indirizzano gli effetti che non devono essere distorti dalla saturazione del preamplificatore: tra quelli dedicati alla modulazione troviamo il Chorus e il Flanger, tra gli effetti temporali troviamo il Delay/Echo e il Reverb/Hall. I modelli migliori offrono anche la possibilità di attenuare il loop degli effetti (ad esempio -10 dB) per non sovraccaricare il segnale amplificato. Un'altra variante è il loop FX parallelo: a differenza del loop seriale, in cui la totalità del segnale passa attraverso la catena di effetti, solo una parte regolabile viene a quest’ultima inviata per mixarla con il segnale originale dell'amplificatore. Ciò è interessante soprattutto per gli effetti da studio/rack, dove il segnale diretto può essere nascosto. Il segnale della chitarra passa quindi attraverso l'effetto al 100% e viene poi mixato con il segnale originale.

Quali sono le principali differenze, i pro e i contro di registrare il segnale della chitarra tramite microfono e tramite uscita di linea/DI?

Registrare con un microfono è ancora il modo più naturale e il metodo più utilizzato in studio. Le caratteristiche tipiche dell'amplificatore e del cabinet utilizzati entrano chiaramente in gioco.

Lo svantaggio sta nel fatto che è necessario un certo volume per far suonare bene la chitarra, senza contare che il microfono sul palco capta anche altre fonti sonore, cosa non proprio ottimale. Per questo motivo la via del Line-in (ingresso di linea) è sempre più utilizzata dal vivo, senza alcun amplificatore: il segnale della chitarra passa, attraverso un amplificatore di modellizzazione, direttamente nel mixer (i nuovi modelli offrono non solo diversi tipi di amplificatori, ma anche diverse combinazioni di cabinet e microfoni). Ne conseguono vantaggi rispetto al suono che è sempre lo stesso, gli effetti sono più facili da sentire e non c'è “crosstalk” da altri segnali. Inoltre, il suono del Line-in dei dispositivi attuali (Digitech GNX o Genesis e Line 6 Pod XT) è diventato così qualitativo da rendere un microfono quasi superfluo: non dovrai trasportare tutta l'attrezzatura da un concerto all'altro.

L'assenza dell'amplificatore sul palco comporta anche un altro problema: la parte suonata dal chitarra non risuonerà sul palco. Certo, il fonico farà i salti di gioia, ma è certo che il monitoring diventa ancor più importante perché tu possa in qualche modo ascoltare la tua traccia.

Perché è necessario un preamplificatore?

Dopo l'ingresso (jack) si trova il primo stadio attraverso il quale passa il segnale della chitarra, volendo semplificare al massimo il processo tecnico. In realtà ve ne sono diversi: per gli amplificatori senza Master Volume, dove la distorsione viene generata solo nell'amplificatore di potenza, sono sufficienti due "stadi di gain", tre per i classici “crunch” e cinque per i moderni amplificatori ad alto gain.

In origine, il segnale doveva essere amplificato solo fino la livello necessario a far lavorare l'amplificatore di potenza per portarlo al volume desiderato.

Dalla fine degli anni '60 agli anni '70 però, i chitarristi Rock volevano sempre più distorsione nel loro suono. Là dove la distorsione era associata a un volume estremo, menti ingegnose come Randy Smith, giunto al successo grazie ai suoi amplificatori Mesa Boogie (che combinano diversi preamplificatori in serie - il cosiddetto circuito “a cascata”), ebbero l'idea di generare distorsione nel preamplificatore per produrre il suono desiderato anche a volume ambientale. L'amplificatore dispone quindi di un controllo di preamplificazione o di gain al livello del preamplificatore (è qui che viene definita la distorsione) e di un controllo Master che limita il volume in uscita. Molti chitarristi preferiscono la saturazione finale di un amplificatore valvolare di piena potenza, senza Master, piuttosto che la saturazione più sottile, fuzzy e compressa di un preamplificatore. Molto spesso, un preamplificatore con una saturazione moderata viene abbinato a un amplificatore di potenza spinto alla distorsione. Anche lo stile musicale gioca un ruolo importante.

Perché l'amplificatore dispone di più canali?

Ogni canale ha un proprio suono di base che si esprime al meglio grazie a diversi tipi di circuito dell'amplificatore. I canali più comuni sono i seguenti:

Clean:
È il termine comunemente usato per indicare un suono pulito e non distorto. Troppi medi sono di solito indesiderati, mentre alti chiari e bassi incontaminati possono conferire al suono della chitarra elettrica un po' di carattere acustico. I suoni clean più puri si ottengono, ad esempio, indirizzando la Strat direttamente al mixer tramite una DI Box sebbene la maggior parte dei chitarristi preferisca un suono più pieno e caldo. Gli amplificatori probabilmente più diffusi per ottenere un buon suono clean sono il Fender Twin Reverb (a valvole) e il Roland Jazz Chorus (a transistor).

Crunch:
Quando alla fine degli anni '80 gli ingegneri di Mesa Boogie furono tra i primi ad aggiungere un terzo canale al loro amplificatore Mk III, lo chiamarono affettuosamente e onomatopeicamente “crunch”. Si riferisce a un suono che passa dal pulito al distorto ma non canta ancora di sustain, bensì “scricchiola”. Questo suono è particolarmente adatto ai riff o ritmi Rock come agli assoli Blues. La versione classica di questo suono si ottiene alzando il volume di un amplificatore che non sia provvisto di controllo Master Volume. Negli amplificatori moderni, un canale è solitamente progettato in questo modo ma è possibile creare suoni nitidi anche nel canale principale, regolando con attenzione il controllo del gain. Gli amplificatori più piccoli, come il Vox AC 30 e il Fender Deluxe, sono leggendari per i loro suoni crunch molto armoniosi prodotti anche dai vecchi Marshall (senza Master Volume), anche se un po’ più forti....

Lead:
Agli albori della musica Rock il chitarrista solista era semplicemente colui che eseguiva una melodia o strimpellava gli accordi (nei Beatles, Lennon era solitamente il chitarrista ritmico e Harrison il chitarrista solista). Con l'emergere di Clapton, Hendrix, Beck, Page ecc. il ruolo del chitarrista solista cambiò in favore di una tendenza che si esprimeva in assoli spettacolari, caratterizzata da un nuovo suono Lead ricco di sustain e distorsioni. Il termine è oggi utilizzato per descrivere proprio questo suono usato anche nei riff.

I leggendari suoni Lead classici sono stati forniti da vari Marshall e Boogie, ad esempio, la gamma di grandi amplificatori è oggi incredibilmente ampia.

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