Racconta la tua storia e vinci!

Racconta la tua storia e vinci!

Racconta la tua storia e vinci

Con le nostre “Epic Stories” vi abbiamo raccontato momenti emozionanti e toccanti del mondo della musica. Crediamo che il mondo sia pieno di storie affascinanti come quelle che abbiamo raccontato. Inclusa la tua!

So you are there!

Vogliamo sentirla (o leggerla) 😉 Condividi la tua storia più epica legata a te, o alla tua band, e partecipa all’estrazione di un buono da ben 200€


C’è stato un momento musicale rivelatore nella tua vita? Un’epifania? La musica ha scatenato qualcosa nella tua vita, la vita te l’ha cambiata, ti ha fatto incontrare qualcuno?


Racconta la tua storia attraverso un breve racconto qui sotto o sul post originale  su Facebook. La giuria selezionerà le più emozionanti e invierà agli autori un buono utilizzabile su thomann.de del valore di 200€ , riservandosi il diritto di ripubblicare la storia utilizzando i nostri canali social media.

Il concorso finirà il giorno 22.10.2018 – annunceremo i vincitori su tutte le nostre piattaforme social e contatteremo direttamente i vincitori. Termini e condizioni sono consultabili qui sotto.

Buona fortuna e mi raccomando, stupiteci!

 


Condizioni di partecipazione

Disclaimer: la partecipazione a questo contest online e la relativa possibilità di vincita non sono in alcun modo collegati o dipendenti dai normali ordini effettuati presso Thomann GmbH! Questo concorso non è in alcun modo collegato a Instagram o Facebook, e non è da esso sponsorizzato, supportato né organizzato.

La partecipazione a questo concorso online sul blog di Thomann, sulle pagine Facebook o Instagram così come tramite altri canali media di Thomann e i relativi processi sono soggetti ai termini sanciti dalle seguenti condizioni:

§ 1 Concorso

L’organizzatore é:

Thomann GmbH
Hans-Thomann-Str. 1
96138 Burgebrach
P.IVA.: DE257375233
Codice fiscale (DE): 207/132/90050
Registrato presso la corte di: Amtsgericht Bamberg
Numero di registrazione: HRB 5862
Località di registrazione: Burgebrach
Amministratore delegato e rappresentante: Hans Thomann

§2 Partecipazione

(1) Sono ammessi al concorso solo individui maggiorenni.

(2)

(3) Il termine della competizione non è deciso – l’organizzatore si riserva il diritto di interrompere il concorso in qualsiasi momento. I premi per le storie verranno assegnati su base mensile.

§ 4 Esclusione dal concorso

(1) Dipendenti di Musikhaus Thomann e.K., o partners cooperativi coinvolti, e i loro parenti stretti (esempio: genitori, fratelli, partners) sono esclusi dal concorso.

(2) Se una qualsiasi violazione delle condizioni verrà perpetrata, in particolare modo attraverso l’ausilio di risorse non consentite e/o illegali e metodi di alterazione dei form, l’organizzatore si riserva il diritto di escludere il perpetratore dal concorso con effetto immediato. In casi di questo tipo, in caso di eventuale premio già consegnato, ne verrà demandata la restituzione immediata ed annullamento conseguente.

§ 3 Esecuzione e svolgimento

 

(2) L’oggetto rappresentato come premio potrebbe non essere identico al premio vinto. Potrebbero esserci variazioni riguardanti colore o modello.
(3) Il premio in palio verrà inviato dall’organizzatore o da un partner di terza parte commissionato dall’organizzatore all’indirizzo indicato dal vincitore.
All’interno della Repubblica Federale di Germania, Austria e Svizzera la consegna sarà gratuita. Altri importi, dazi doganali e spese accessorie sono a carico del vincitore. Se la consegna verrà effettuata da uno spedizioniere, quest’ultimo contatterà direttamente il vincitore per concordare una data di consegna.
(4) Chiedere un cambio o scambio premio, o ricevere denaro corrispondente al premio o altri sostituti è escluso.
(5) La rivendicazione del premio non può essere effettuata da terze persone.


§5 Privacy e sicurezza dei dati

(1) I partecipanti acconsentono al salvataggio e conservazione di tutti i dati necessari per espletare e finalizzare il concorso, durante la durata del concorso stesso, da parte dell’organizzatore. L’organizzatore ha delegato alcuni servizi necessari per il completamento del concorso a terze parti (“partners di cooperazione”). I dati sensibili dei partecipanti saranno salvati dai partners di cooperazione per il tempo necessario per lo svolgimento e ultimazione del concorso. Tutti i dati verranno conseguentemente cancellati al termine del concorso.

Partecipando al concorso, i partecipanti acconsentono al trattamento dei loro dati per gli scopi enunciati dai partners di terze parti, in particolare modo per la raccolta degli stessi tramite l’organizzatore. I partecipanti possono revocare il loro consenso alle sopracitate finalità in qualsiasi momento. In queste circostanze, però, l’organizzatore potrebbe essere costretto a escludere i concorrenti in questione da future competizioni.

I concorrenti hanno il diritto all’informazione e alla correttezza dei dati, sancito dalla Federal Data Protection Act (Bundesdatenschutzgesetz).

I propri diritti vanno esercitati scrivendo una missiva a:

Musikhaus Thomann e. K.
z. Hd. des Datenschutzbeauftragten
Treppendorf 30
96138 Burgebrach

o tramite email a: [social@thomann.de]

 

(2) L’organizzatore è obbligato a proteggere la privacy dei partecipanti e a garantire che l’uso dei dati raccolti sarà regolato dal Federal Data Protection Act (Bundesdatenschutzgesetz), il Telemedia Act (Telemediengesetz), e l’European Data Protection Directive (95/46/EG) e l’EU Directive on Privacy and Electronic Communications (02/58/EG). A questo punto, vorremo porre la vostra attenzione alle linee guida sulla privacy generale al seguente indirizzo:  https://www.thomann.de/it/compinfo_privacy.html.

§ 8 Responsabilità

(1) Musikhaus Thomann e.K. è da considerarsi esente da qualsiasi responsabilità relativa alla consegna del premio.
(2) Musikhaus Thomann e.K. non è imputabile per l’insolvenza da parte di un partner di cooperazione e le eventuali conseguenze che avranno impatto sul completamento e ultimazione del concorso.

§ 9 Altro

(1) Il ricorso a pratiche legali è escluso.
(2) La legge della Repubblica Federale di Germania verrà applicata, ad esclusione delle leggi relative ai diritti civili internazionali.

 

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La passione di Simon per la musica nasce molto tempo fa, fino a portarlo al diventare arrangiatore, chitarrista e autore di musica auto-prodotta, pubblicata con la sua band, gli Onyria.

15 commenti

    Penso semplicemente che, come immagino a molti, la musica è riuscita a fare quello in cui altre mille cose hanno fallito.
    Mi ha dato un sogno da seguire, che attualmente sto seguendo (con speranza e dedizione), mi ha dato un modo per scatenarmi, una passione da seguire, mi ha regalato tanti momenti felici, tra cui il giorno in cui ho conosciuto il mio cantante preferito, tra lacrime e tremolii da parte del mio corpo, un momento assolutamente indescrivibile.
    Mi ha regalato nuove amicizie.
    Insomma… La musica ha un ruolo molto importante nella mia vita, e sicuramente so che non mi potrà mai abbandonare.

    La musica mi ha segnato veramente in fondo, nei momenti giù prendevo in mano la chitarra e mi sentivo già meglio!
    Mi ha dato una ragione di vita, un obbiettivo da raggiungere, senza il quale io sarei disperso nel nulla e non mi sentirei me stesso… Non avrei la possibilità di far provare a chi mi ascolta se la musica non ci fosse ma per fortuna c’è, è un’arte; va curata e soprattutto ognuno di noi deve curarsela, ascoltando le influenze altrui ma rimanendo sempre se stessi… Perché se rimani te stesso, trovi il vero significato che la musica vuole trasmetterti!!

    Eravamo bambini delle elementari. Un compagno (lo chiameremo Ezio), prendeva regolarmente lezioni di piano.
    Che invidia! Che bella musica!
    Ci ritrovammo insieme alle scuole medie. Lui era sempre più bravo, eccelleva anche nello studio. Io stentavo sui libri.
    Divenimmo amici e studiare con lui mi fu di grande utilità.
    Mi comprai una chitarraccia per cinquemila lire, tesaurizzando i denari regalatimi per il compleanno, il Natale e la Pasqua.
    Ezio mi dette le prime lezioni di musica e, dopo circa un anno ero diventato abbastanza bravo. Avevo poi la fortuna di avere una voce passabile che Ezio mi insegnò ad impostare.
    Abbiamo suonato insieme per anni, poi il diverso indirizzo scolastico, l’interesse per le ragazze e poi l’Università, le mogli, i figli, ci separarono.
    Ezio continuò a suonare regolarmente in complessi famosi, fino a poi dedicarsi alla sua carriera di biologo pur continuando a fare il session man ed il piano bar.
    Io, completamente assorbito nella mia carriera economico giuridica, suonavo, peraltro apprezzato, solo per me e per pochi amici.
    Adesso possiedo una ricca collezione di chitarre elettriche, Fender, Gibson ecc, con amplificatori di pregio, anche valvolari di vecchia memoria, ma stupendi, possiedo tastiere e tutta l’attrezzatura elettronica per la voce.
    I desideri di un piccolo bambino invidioso erano finalmente soddisfatti.
    Ma…
    Lo dico senza vergogna, il cancro.
    Mesi di chemio e di paura, e poi, il miglioramento e, miracolosamente, la stabilizzazione del male.
    Adesso guardo le mie dita rattrappite dalla chemioterapia,
    inutili sulla tastiera, sento la mia voce uscire chioccia dalla mia attrezzatura vocale che nessun echo o fader o qualsiasi maledetto accidente riesce a migliorare. Sic transit gloria mundi.
    Poi vedo mia figlia felicemente sposata, vedo mio figlio già apprezzato oncologo, vedo i miei settantuno anni, la mia cara moglie e prego..
    Iddio, grazie di tutto…

    Mi sono perso una parola tra provare e chi mi ascolta:
    Delle emozioni

    Nel dicembre 2007 la mia vita cambiò completamente.
    Fino al quel momento avevo sempre ascoltato musica pop, house techno fino a quando un giorno mio cugino, che frequentavo molto raramente, mi chiese di accompagnarlo ad un centro commerciale della zona.
    Comprò un album, un greatest hits di un chitarrista svedese di cui ovviamente non avevo mai sentito nemmeno il nome: Yngwie Malmsteen
    Avevo sempre insultato il metal e chi lo ascoltava definendoli rumore e sfigati.
    Quando in macchina parti la canzone “You don’t remember, I’ll never forget” quella chitarra suonata in quel modo cosi veloce e quell’assolo mi crearono delle sensazioni mai provate prima.
    Nei giorni successivi ricordo che andai a comprare il cd e lo ascoltai più e più volte e presi la decisione che anche io volevo imparare a suonare la chitarra in quel modo.
    Comprai la mia prima chitarra e iniziai prendere lezioni di chitarra fino a consumarmi le dita; creai band disfai band, compravo e vendevo strumentazione e andavo ai concerti a più non posso.
    Sono passati dieci anni il mio mondo è ancora quello fatto di chitarre, amplificatori e assoli che vanno e che vengono ma di cui penso non potrei mai fare a meno

    La prima volta che ho stretto tra le mani una chitarra avevo 16 anni, era un pomeriggio di quella che fu una bellissima e spensierata estate che fece nascere in me qualcosa che non mi sarei mai aspettata: un amore sconfinato per la chitarra e per la musica. Ricordo le notti spese tra faló e risate e lo spettacolare sottofondo musicale Blues delle chitarre dei miei amici che rendevano quelle serate magiche. Fino a quel momento nemmeno sapevo cosa fosse il Blues o il Rock, sentivo solo che riempivano lentamente la mia anima di un mix di emozioni mai provate prima. Così qualche giorno dopo mi decisi e presi la mia prima chitarra, una bellissima chitarra Eko acustica che da quel giorno non mi ha mai abbandonato. Una chitarra… Molti diranno un semplice oggetto ma la verità è che per chiunque suoni è più di uno strumento, ma un’amica con cui non doverti mai preoccupare di nasconderti dietro finti sorrisi e mille bugie. Da quell’estate mi si aprì davanti agli occhi un nuovo mondo , il mondo della musica di cui in realtà tutti facciamo parte anche se in modo diverso, perché non c’è niente di meglio di una melodia per descrivere l’instabile animo umano.

    Quando a 5 o 6 anni andavo in chiesa con mia madre, vedendo i ragazzi suonare decisi che avrei dovuto imparare anch’io a suonare la chitarra.
    Lo feci, e ad appena 12 anni fu indiscutibilmente il momento per me di tentare l’ammissione al prestigioso conservatorio di Venezia. Quel giorno, essendomi trovato ad aspettare il mio turno come unico minorenne (per giunta bambino) tra gente adulta, già diplomata alle superiori, alcuni anche molto bravi non avrei scommesso un soldo bucato sulla mia ammissione.
    Ciononostante fui ammesso, fui il primo in classifica pur essendo solo un bambino. Mi assegnarono un professore terribile appena arrivato da un altro conservatorio che mi distrusse psicologicamente e alla fine del secondo anno mi ritirai di già dagli studi di chitarra. Una sera trovai in un armadio della Camera che condividevo con mio fratello maggiore il suo vecchio liuto rinascimentale. Fu così che come ultima spiaggia per non abbandonare la musica, la passione di tutta la vita di imparare a suonarlo, scoprendo così la magia della musica antica ma soprattutto della musicologia (storia della musica, filologia, organologia, organografia, manoscritti..).
    Era maggio, il luglio dello stesso anno tentai l’ammissione a liuto dopo appena un mese e mezzo e arrivai primo. Di nuovo.
    Ora ho almeno 2/3 concerti al mese, e l’anno prossimo finito il liceo mi iscriverò al corso accademico di liuto e alla facoltà di musicologià dell’università.
    Al mio ex professore ho da dire solo: ciao campione, un bacio saluta tutti.

    Avevo 13 anni e quella domenica, come nostra consuetudine, eravamo a pranzo da nonna Maria.

    Finito di pranzare iniziai a curiosare per le varie stanze della casa, fin quando non vidi un polveroso gira dischi. Attirato dallo strumento, iniziai a guardare la collezione di LP accumulati negli anni dalla nonna.

    Scorrendo tra le varie edizioni di Sanremo e gli album di Domenico Modugno, incrociai un album che mi attrasse particolarmente, soprattutto per l’illustrazione.

    Uno scheletro che aveva un diavolo come marionetta.

    Era “The Number of the Beast” degli Iron Maiden, e fu subito amore.

    Da quel giorno trascorrevo sempre più tempo a casa di nonna per ascoltare il più possibile quell’album.

    Iniziai a prendere lezioni di chitarra utilizzando una vecchia chitarra classica trovata in cantina. All’età di 14 anni per Natale, il mio regalo più grande fu una Fender Squire.

    Oggi ne ho 26, e a breve pubblicherò il mio primo EP.

    PS: Per chi se lo stesse chiedendo, il disco era in realtà dello zio, il quale visto terreno fertile si assicurò di farmi avere più album possibile dei tanto amati Maiden.

    Questa storia parte un po di tempo fà,parte da mio nonno e dalla sua passione per la musica,trasmessa anche ai sui cinque figli.Ognuno scelse il proprio strumento,mio padre scelse la batteria.Iniziò molto presto all’età di 5 anni,tra il suo talento e l’ottimo padre/maestro,raggiunse un livello straordinario che fece emozionare e ballare molte persone e per anni suonarono tutti insieme sui palchi,fin quando non arrivano un matrimonio e due i figli,da li ci si concentra sulla famiglia ma sempre pronti a tramandare la tradizione.
    Per il mio quarto compleanno mi regalarono una batteria giocattolo,ero felicissimo e da li a breve sarebbe iniziata anche per me la carriera musicale.
    Ma il progetto venne messo da parte a causa della malattia mentale di mio padre,non c’era più il tempo per giocare perchè la serie di eventi che si sono scatenati in seguito ci hanno tenuti tutti molto occupati,sopratutto mentalmente,e sappiamo tutti quanto sia importante la tranquillità nella musica.Per tutta la vita non ho mai pensato a me e la musica nella stessa stanza,ma tre anni fà andai in un negozio di strumenti musicali per accompagnare un mio amico ansioso di comprare una nuova chitarra,lui non comprò niente ma io si,ebbi l’impulso di comprare e portare a casa quella batteria che mi stava fissando,dopo averla montata di cerchi e pelli,chiesi azzardando a mio padre di suonare,e
    sotto lo stupore generale di tutti lui lo fece,lasciandoci a bocca spalancata.Ecco questo è stato il mio momento rivelatore,per un attimo era come se avessi vissuto un’altra vita,quel momento mi ha fatto letteralmente innamorare di questo strumento maledetto,e sarà per tutta la vita,perchè adesso da quando suono,ho un’altra vita.

    Se la musica ha cambiato la mia vita? Non credo ci sia musicista che non sia stato folgorato da questa entità.
    Quando cambiai scuola, all’età di otto anni, ritrovai tra le materie “musica”. Prendemmo dunque il libro con tutte le canzoncine da suonare con il flauto ed ecco il momento: mi sembrava di aver aperto il testo delle Sacre Scritture. Cinque righe dritte e sottili, quella (che poi ho scoperto essere la chiave di violino) figura sinuosa e nera e tutti quei pallini neri e bianchi… Mi sembrava un codice alieno. Bellissimo, a livello estetico. Mi serviva però uno strumento per decodificare questi punti. Avevo un flauto lì a scuola ma sapevo che mi sarebbe servito uno strumento ad alta tecnologia. Torno a casa. Era stato sempre lì, ma l’avevo osservato più con paura che con interesse: il vecchio pianoforte a mezza coda di mio nonno che, purtroppo, non ho mai conosciuto. Prima giochicchiavo sulla tastiera ma questa volta si era acceso qualcosa di diverso. Quando mi hanno chiesto “perché hai iniziato a suonare il pianoforte?” sono entrata nel panico. Era una domanda che non mi ero mai posta. Credo sia stata una vocazione, come quando un uomo si sente spinto a dedicarsi alla vita clericale: non c’è un motivo. Forse perché era in casa? Forse perché era bianco e nero come quello spartito che tanto mi aveva colpito? Può darsi. Fatto sta che, pianoforte, tastiera, basso, flauto,… Quando suono mi viene la pelle d’oca, rido o piango da sola, sembro pazza. Ho ancora una leggera paura di esprimermi, stranamente. Allora cerco di lasciarmi trascinare e basta e, quando succede, mi sembra di aver compiuto un viaggio extra-sensoriale: suono e mi sento come se non fossi lì, riapro gli occhi e mi sento stordita, come se avessi appena viaggiato, anche se il corpo è sempre rimasto nello stesso luogo.
    Da quel giorno è cambiata la mia vita: ascolto i rumori e i suoni attorno a me e immagino quali strumenti possano essere e canto melodie sopra di essi. La musica è una compagna che mi sta affianco tutti i giorni e rende le mie giornate migliori!

    La stanza sapeva di legno e pulito. Mi piaceva quell’odore, mi piaceva la sensazione ovattata d’isolamento, il clic della porta pesante chiusa dall’interno, le luci soffuse e tutto il mondo che restava fuori. Non so perché, ma ho sempre avuto un debole per la musica ascoltata dall’altra parte del vetro.
    I preparativi, la band, la prova strumento, i microfoni, poi gli occhi di tutti cercano te. E si va.
    L’adrenalina e la soddisfazione, la complicità e l’emozione. Quelle note sono anche un po’ tue. I musicisti sono la tua famiglia.
    Quando sei arrivato, ero così impegnata che nemmeno ti ho guardato negli occhi.
    L’ho fatto dal vetro.
    E cavolo, è stato diverso.
    Io al colpo di fulmine non ci ho mai creduto. Quella Gibson sunburst ci avrà messo del suo. Ma no, non erano neanche i capelli lunghi. Eri tu, che facevi parte del mio mondo. Era la nostra musica, che ci cambia la vita ogni giorno, ci salva dalla monotonia e continua a farci essere una famiglia.
    Oggi, dopo quindici anni insieme, guardo nostra figlia e mi chiedo se suonerà la chitarra come te o il piano come la mamma. E se magari, anche lei un giorno deciderà di emozionarsi, dando corpo a quelle note dall’altra parte del vetro.

    > Cara Benedetta, potrebbe scrivermi qui di seguito il suo indirizzo email?

    Mi chiamo Loris, nato a Milano nei primi anni ’70, gli anni in cui nascevano i primi video musicali e per vederli c’era un unico programma, DeeJay Television. Domeniche pomeriggio ad ascoltare video di quegli anni ’80 così tanto bistrattati per i suoi suoni “plasticosi” e oggi così rivalutati come innovativi (history repeating). The Cure, Talking Heads, The Smiths, Wham, Curiosity Killed The Cat, Duran Duran, Spandau Ballet, Culture Club e tanti altri, mi aprirono a quel fantastico mondo fatto di note e di immagini colorate ma una su tutte fuori dal coro: questa Sade Adu che mi incuriosiva per questi video eterei in bianco e nero ma che non capivo. Passano gli anni e tanti nomi cadono nel dimenticatoio, tranne uno, il suo che mi rimane dentro e che con la maturità scopro anche un sound così maturo che a distanza di vent’anni da quei primi video ancora è senza tempo. Compro tutti i suoi dischi ma non riesco mai ad andare a vederla in concerto dal vivo (vista anche la sua riservatezza) quindi mi armo di pazienza e mi compro un dvd di un suo live (in San Diego, 1993). Splendida, sensuale, suoni caraibici e nel finale di quel live un ragazzo che si avvicina ballando offrendo alla sua eroina un mazzo di fiori mentre la musica scorre; lei ringrazia e lui contento ballando si allontana. Sogno di essere io quel ragazzo che porta quei fiori in omaggio a colei che ha riempito tanti momenti. Passano gli anni e finalmente e la divina ritorna live in Tour a Milano, sono grande, lavoro, posso permettermelo e con mesi di anticipo compro due biglietti (io e la mia fidanzata) per il concerto al Forum. Nel frattempo mi faccio male ad una spalla e mi fasciano come un salame e a casa in convalescenza, non contento, scopro che una radio milanese ha indetto un concorso che mette in palio – a chi per primo chiama – dei biglietti per il concerto di Sade e – udite udite – il meet&greet. Mi metto al telefono passo giorni ad ascoltare la radio e finalmente prendo la linea, ce l’ho fatta, ho vinto !!! biglietti (che avevo già) ma quello che più mi interessa è il meet & greet con lei. Giorno del concerto, mi faccio bello anche se rimango con un braccio fasciato, non posso guidare, sciopero dei mezzi ma non mi arrendo, parto alla volta di Assago emozionato, una vita che mi passa davanti, mi incontro con la mia fidanzata e per la prima volta penso “e poi che gli dico ?” Mi viene in mente quella scena del dvd, qui non è l’America ma chissenefrega, i fiori sono sempre fiori e a una donna piacciono sempre. Mi butto dentro al Carrefour e compro un mazzo di fiori (tanto Sade ignora l’esistenza della grande distribuzione d’oltralpe). emozionato come un bambino entro e dopo un pò ci viene a prendere un rappresentante della casa discografica che ci porta nel back stage mentre gli arzilli Jollyboys (ragazzini giamaicani di 80 anni che la divina si è portata in tour come opening act) ci danno dentro. Arrivare ai camerini è come cercare di superare la striscia di Gaza, sudo al solo pensiero di rimanere intrappolato tra la security mentre lei sale sul palco ma alla fine anche solo se per 5 minuti veniamo accolti nel suo camerino….qualcuno spiega lei chi siamo lei ci abbraccia e farfuglia qualcosa, io che visibilmente emozionato non capisco niente posso solo consegnarle quel mazzo di fiori che lei apprezza come un gesto molto galante, in memoria di quella memorabile scena vista anni prima in un dvd consumato. un sogno musicale che si è avverato è che porterò nella mia mente per sempre. Live the dreams.

    Iniziò tutto con un culo.
    Un enorme, impressionante culo rosa.
    Avevo otto anni. A casa c’era un piatto amplificato, con i cursori satinati e casse sferiche come caschi da astronauta. Ero da solo. Occasione ideale per sbirciare tra i dischi regalati a mia sorella la sera prima. De Gregori, Baglioni, forse Guccini, non ricordo. Stavano tutti ordinatamente riposti nel mobiletto: quattro cubi affiancati e sovrapposti.
    Uno dei dischi non aveva un titolo: solo mattoni. Mattoni e altri mattoni. Mai vista una cosa così.
    Lo aprii ed ero lì. Una marcia distopica di martelli sormontati da questo gigantesco, inverosimile, pantagruelico culo rosa con una parrucca da giudice e due occhi di brace. Guardava fisso all’incrocio dei riflettori puntati su un piccolo uomo, mentre un aereo picchiava verso di me. E un milione di spettatori si affollavano intorno.
    Riuscivo a fatica a leggere quei testi scribacchiati in una grafia sporca, graffiante e misteriosa. Non capivo che poche parole.
    Dopo i consueti scricchiolii la musica iniziò sommessa. Era una fisarmonica? Qualcuno aveva detto qualcosa? Perché non si sentiva niente?
    Alzai il volume. Non distinguevo i suoni, forse era un organetto. C’era un coro? Alzai a sette, forse otto. Alzai ancora.
    All’improvviso il mondo fu scosso. Qualcosa di spaventoso e splendido si abbatté sul palazzo, facendo tremare i vetri, vibrare le pareti e attraversando il mio corpo.
    Era il suono più incredibile e inaspettato che avessi mai sentito.
    Restai a bocca spalancata.
    Ottanta minuti dopo ero ancora lì, bloccato e scombussolato.
    Non avevo mai visto una chitarra elettrica e non sapevo ancora cosa fosse un distorsore, ma avevo già deciso.
    Un giorno, volevo essere io ad emettere quel suono, volevo essere io a scuotere il mondo.

    Non so che fine abbia fatto lo stereo, ma il mobiletto a cubi ce l’ho ancora: ci tengo gli accessori della mia Strato nera. Il mondo è ancora tutto intero, ma è favoloso essere lì a dargli una scossa, di tanto in tanto.

    La mia rivelazione è stato un suono. Un suono che ricercavo da tanto tempo.
    Ero appena sedicenne, comprata da qualche anno la prima elettrica, una Epiphone custom, suonata su un Yamaha non eccelso. Un buon inizio, ma sapevo di dover cercare più a fondo.
    Avevo cercato su internet che strumentazione usassero i miei artisti preferiti: Slash, Joe Perry, Angus Young, Frusciante, i più grandi. Scoprii nelle varie ricerche che la testata usata per registrare gli Use your Illusion dei Guns era la Marshall 2555 Jubilee. Scocca argento. Edizione limitata a qualche anno. Un sogno.
    Dopo qualche tempo, per un caso fortunato, ne trovo una usata nel mio negozio di fiducia. Domandai con eccitazione di poterla provare, magari con una bella Gibson Les Paul per esaltarla al massimo.
    Penso di non essere mai stato così sorpreso nella mia vita. Un suono pauroso, un pulito profondo e intenso, un distorto graffiante e cattivo, da voler buttare giù i muri della saletta a forza di pennate.
    Ecco, se mai potrò permettermi un suono di quel livello, so già cosa sceglierei. So già cosa renderebbe giustizia alla mia voglia di fare musica, e me ne darebbe ancora di più. So già che quel suono sarebbe il mio suono.

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