
Non è stato detto già abbastanza su questo disco?
Beh, speriamo di no. Non fa mai male parlare di un disco del genere (soprattutto in occasione del suo 50° anniversario), un punto cardine della storia del metal e dei generi da esso derivati. Senza Paranoid (o meglio, senza i primi quattro dischi dei Sabbath), il metal/hard rock non sarebbe arrivato ai livelli a cui è arrivato. I quattro inglesi erano diversi da tutti gli altri: mai prima d’ora una band suonava canzoni così… disturbanti, “possedute“, concise e dirette. Senza Paranoid non esisterebbe forse l’heavy metal, il thrash, lo sludge, il doom, lo stoner rock o il grunge. I Black Sabbath unirono uno spirito e un’estetica carismatica di genere ad un sound completamente nuovo. In questo doppio episodio di Hit the Tone cercheremo di capire perché Paranoid suona nella maniera in cui suona e cercheremo di riprodurne le sonorità.
Iniziamo dalla chitarra
La storia è ampiamente documentata: poco prima della gestazione di Paranoid, Tony Iommi incontrò qualcuno che gli fornì una Gibson SG mancina. Iommi la modificò facendo installare il famoso pickup Simplux (posizione ponte) dal liutaio John Birch.
Anche il pick-up al manico fu ri–avvolto e coperto da una cover di metallo. Il manico fu rifinito con uno strato di vernice poliuretana, rendendo più agevole il movimento su e giù per il manico. Venne installato uno zero fret (tasto 0) e, infine, un intarsio di una scimmia che suona un violino. Iommi utilizzò questa chitarra in Paranoid, Master of Reality (1971) e Vol. 4 (1972). Smise poi di utilizzarla, decidendo di venderla al museo dell’Hard Rock Cafè.
La “Monkey guitar” viene realizzata a richiesta ma, date le sue peculiarità e il suo prezzo (decisamente proibitivo), parleremo delle altre chitarre utilizzate sul disco e delle valide alternative agli strumenti originali.
Iommi disse che per il secondo disco dei Black Sabbath, voleva provare qualcosa di diverso. Fino a quel momento Iommi era solito utilizzare chitarre Fender (principalmente Stratocaster). Provò anche la Les Paul per un breve periodo, non riuscendo ad innamorarvisi per via della mancanza di… feeling. La sua chitarra simbolo è , indubbiamente, la Gibson SG, una delle chitarre più versatili del mondo. Esiste anche un modello Epiphone Signature ispirato alla sua chitarra originale.
In generale, per emulare il sound dei Black Sabbath è consigliato utilizzare una chitarra con due pick-up di tipo humbucker.
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Pedali.. infernali!
Per emulare il sound di Tony Iommi serviranno diversi pedali: un booster, un wah wah e un phaser.
Il booster (come i sopra raffigurati Catalinbread Naga Viper e Catalinbread Sabbra Cadabra) incrementa il segnale della chitarra per farlo distorcere più facilmente in accoppiata con un amplificatore. Il wah wah (Fulltone Clyde) modula una specifica frequenza di banda, creando un sound caratteristico che ben spiega il suo nome. Il phaser (Walrus Audio Lillian) è un pedale che divide il segnale originale della chitarra, inviandone poi una copia ‘pulita‘ all’amplificatore accoppiandovi una variante con fase invertita, con un risultato uditivo peculiare.
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Prendiamo Iron Man, ad esempio: nel pezzo Iommi suona con il pick-up al ponte, enfatizzando le alte frequenze alzando il volume del suo segnale prima di entrare nell’amplificatore. Per ottenere l’effetto, il booster va configurato come segue: boost/gain a ore 4/6. Nel caso il booster permettesse di scegliere le frequenze da enfatizzare, andiamo a scegliere le frequenze alte. La leggera oscillazione che sentiamo durante l’esecuzione è causata dal phaser, effetto utilizzato da Iommi per conferire ai brani un senso di oscurità e paranoia. Ovviamente va usato in piccole dosi per non ottenere un effetto indesiderato.
https://www.youtube.com/watch?v=7H9ZQSZ9G9I
Come dimenticarci del wah wah? L’intro di Electric Funeral è un chiaro ed esemplificativo esempio dell’utilizzo del wah wah da parte di Iommi: dinamica e accortezza per dare sfumature al sound. Iommi lo attiva e lo gestisce in sincrono con la grancassa, per accentuare le ultime note della battuta. Esecuzione da 10 e lode!
Un sound grosso come una casa
A detta dello stesso Iommi: “In Paranoid ho usato la SG e un amplificatore Laney. Tutti usavano HiWatts, Marshall, ma io preferivo il Laney con cassa con cono da 12.”
Iommi ha utilizzato anche amplificatori Fender, in particolare per incidere gli assoli di chitarra (gli amplificatori Fender hanno un sound generalmente molto brillante, che taglia il mix come burro). Come combo principale però, l’amplificatore per eccellenza di Tony è stato sicuramente il Laney (LA100SM e LA30BL) in combinazione con casse da 12″ (la LA212 e la IRT412A Ironheart).
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Per concludere la parte dedicata al sound di chitarra, è doveroso ricordare un paio di cose: tutti sanno della menomazione di Tony Iommi (al lavoro, in fabbrica, perse un paio di falangi) e di come questa lo costrinse a re-imparare a suonare con l’ausilio di protesi che si costruì da solo.
Il suo particolare stile esecutivo nacque anche dalla disgrazia, la quale lo costrinse ad adottare provvedimenti inusuali per l’epoca: plettri molto duri, corde super-sottili (009-42) e un approccio molto leggero e ritmico.
https://www.youtube.com/watch?v=hXzAJEKm83U
E ora parliamo di Butler!
Molti dicono che il sound di Geezer Butler deriva più dal modo in cui ‘attacca‘ le note e diteggia che dal dalla strumentazione stessa. Per emulare il suo stile dovrai lavorare sulla tua diteggiatura (non in termini di velocità ma di senso del ritmo) e concentrarti sulla parte alta della tastiera (dal 10° tasto in poi).
GGeezer Butler utilizzava bassi Fender Precision con corde lisce, le quali donano allo strumento un suono più rotondo e scuro (le corde ruvide non furono utilizzate sul basso in larga scala prima degli anni ‘80). Butler sviluppò un pick-up passivo in collaborazione con EMG, il Geezer Butler PHZ che mirava a ‘compensare‘ la mancanza di attacco e medi delle corde lisce.
Un overdrive o distorsione leggera ci permetterà di ‘sporcare‘ il segnale prima che questo arrivi all’amplificatore. Nei brani come War Pigs è possibile ascoltare quel sound tipico di Butler, generato con una leggera distorsione che viene unita al segnale pulito del basso.
https://www.youtube.com/watch?v=vwLQw_95hX0
Sì ok, War Pigs è dell’album Black Sabbath (1970) e non di Paranoid ma è doveroso menzionarla anche per via del primo approccio, da parte di un bassista, del pedale wah wah. Ogni qual volta si parla di wah wah e basso elettrico, Butler non può non essere menzionato.
Per riprodurre il sound anni ’70 (alla Butler, ma valido anche per tanti altri generi), la scelta più ovvia ricade sul pedale creato in collaborazione con Dunlop, il Geezer Butler Cry Baby Wah. Esattamente come Iommi, Butler utilizza l’effetto per accentuare le parti in sincrono con la grancassa.
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Testata e cassa
Una volta capito lo stile peculiare d’esecuzione di Butler, è doveroso menzionare i suoi amplificatori. Il potenziometro dei medi veniva sempre settato in modo che prevalesse sulle altre frequenze, soprattutto rispetto a quelle alte: con troppi alti il basso suonava semplicemente troppo per il mix generale.
Parlando di sound anni ’70 parliamo anche di amplificatori a valvole. Per far si che scaldassero e sporcassero il suono, gli amplificatori dell’epoca andavano saturati suonando il basso in maniera molto aggressiva (altra peculiarità di Butler, il suo vigore nel suonare lo strumento). Ecco perché spesso venivano utilizzati gli overdrive, permettendo di suonare con un sound leggermente saturo senza doversi scorticare le mani. Le due testate ideali per ottenere il sound di Butler sono la sua testata signature Ashdown Head Of Doom-Geezer Butler e la testata Ampeg Heritage SVT-CL.
Per quanto riguarda le casse, il setup è molto semplice: una cassa da 12″ (come la Ampeg SVT-212AV o la EBS Classic-112CL) sono la scelta ideale.
https://www.youtube.com/watch?v=YqUidIQ9j8w
Batteria: Bill Ward!
“Non c’erano metronomi, tutti quanti iniziavano semplicemente a suonare ed era così che si faceva. Tony ed io lavorammo molto sulla sezione ritmica dei pezzi dei Black Sabbath”. parole di Bill Ward, batterista della band metal più importante del pianeta. Parlando di Paranoid, il batterista spesso nota che ci sono errori d’esecuzione, di microfonazione e quant’altro. La realtà è che per chi ambisce a suonare heavy metal questo disco è fondamentale. In War Pigs, subito dopo la jam blues iniziale, il funambolico britannico mostra i muscoli: una combinazione di grancassa e crash seguita da ottavi di charleston. Incredibile come una cosa così semplice funzioni così bene. Successivamente, grazie all’utilizzo di suoni sincopati, Ward crea l’atmosfera perfetta per l’entrata di Iommi e Ozzy.
Ogni traccia è una semplice quanto controllata lezione di batteria minimalista. A detta di Ward, “Ogni volta cercavamo di fare sempre le stesse cose per creare fondamenta sonore – eravamo molto diversi dai Led Zeppelin, che utilizzavano l’aria e le pause per il loro sound. In Iron Man, una lenta grancassa si fa largo nel mix. “Volevo emulare il suono di qualcuno che, lentamente, cammina verso di te“.
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L’equipaggiamento utilizzato da Ward è un epic kit della Ludwig con grancassa 22″ x 14″, rullante 14″ x 5″, tom 12″ x 9″, timpani 18″ x 16″ ; piatti Zidjian, hi-hat da 14″, crash da 18″ e ride da 22″.
https://www.youtube.com/watch?v=6jdAe2Qrsq0
Conclusione
Ciò che possiamo trarre da Paranoid è la ricerca ossessiva per una sonorità nuova, atmosferica ed esplorativa. Non erano mostri di tecnologia e avevano pochi mezzi a disposizione, ma con ciò che avevano tra le mani cercavano di creare qualcosa di sempre nuovo. Tony Iommi non smise mai di variare e manipolare il suo amplificatore per cercare di ottenere il sound che aveva in testa.
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