Il flauto dolce e quello traverso sono entrambi strumenti a fiato ma, al di la del nome, sono molto diversi. Spesso non si conosce l’esatta differenza fra questi due strumenti, e questo articolo servirà proprio a chiarirvi ogni tipo di dubbio.
Sono confuso…

Entrambi gli strumenti sono molto antichi e frutto di tradizioni millenarie. Nell’era preistorica i flauti venivano realizzati con ossa cave. Oltre al classico flauto di pan, realizzato con canne di bambù o osso, diversi flauti vedono la loro nascita risalire a decine di migliaia di anni fa.
Dal 14° secolo il flauto dolce acquisì il suo nome definitivo, ossia “recorder” dal francese “recordeur”, ossia il menestrello). Lo strumento divenne molto popolare tra i giullari di corte e i menestrelli che intrattenevano i regnanti con poemi recitati a memoria, accompagnati dal suono del flauto.
Nei 3 secoli seguenti, il flauto dolce fu sicuramente lo strumento a fiato più popolare per via della somiglianza con la voce umana (a livello tonale). Durante il 18° secolo fu rimpiazzato da altri strumenti, tornando ad essere popolare durante la metà del 20° secolo. Da allora continua ad essere una scelta diffusa tra chi si approccia agli strumenti a fiato. É uno degli strumenti più utilizzati per l’educazione musicale dei bambini.
Il flauto traverso ritorna in auge
Durante l’epoca barocca il flauto traverso, fino a quel momento caduto nel dimenticatoio, è tornato alla ribalta. Furono coniati anche i nomi italiani (flauto dolce = recorder e flauto traverso = transverse flute), data la supremazia dei musicisti italiani durante il periodo. Per via del suono presente e armonioso e del range a disposizione, il flauto traverso fu inserito nella formazione orchestrale, posto in cui il flauto dolce non aveva ragione d’esistere (poco volume, poca estensione). I suonatori di flauto traverso iniziarono ad approcciare il virtuosismo durante l’esecuzione dei repertori del tempo, portando la fama dello strumento ai massimi livelli.
Differenze? Si, ma non solo nel posizionamento delle mani!
La differenza primaria sta nella posizione delle mani e nell’orientamento dello strumento rispetto alla bocca: il flauto dolce si tiene verticale, dritto, perpendicolare alle labbra e con entrambi le mani, mentre il flauto traverso si tiene di sbieco, in posizione asimmetrica, dalla bocca verso la spalla destra. Per via dei possibili danni posturali a collo, spalle e schiena, il flauto traverso va suonato solamente in presenza da un didatta, durante le prime fasi di apprendimento.
La diteggiatura è molto diversa per via della presenza delle chiavi. Il flauto dolce ha dei semplici fori per le dita, ricavati dalla struttura del flauto stesso. A volte è necessario usare diteggiature particolari sul flauto dolce per ottenere alcune note o passaggi. Il flauto traverso, in questo senso, è stato pensato in maniera più semplice.
Il suono di entrambi gli strumenti si basa su un semplice principio: il flusso d’aria entra nella canna/tubo e viene ‘spezzata’ a seconda di quando e quante volte deve uscire dal tubo principale a seconda di quanti fori sono scoperti. L’oscillazione dell’aria in combinazione con il diametro dei fori e la posizione degli stessi in relazione al punto d’entrata del flusso d’aria, ne determinano la nota.

Conclusione
Flauto dolce e traverso sono cugini di primo grado ma, allo stesso tempo, molto diversi da loro. Sono entrambi strumenti da prendere seriamente, nonostante il flauto dolce venga ritenuto uno strumento di poco conto per via dell’applicazione principale (l’insegnamento a scuola).
Suoni uno di questi due strumenti? Faccelo sapere con un commento!
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