
Ci sono sempre stati e ancora ci sono eventi profondi – alcuni drammatici, altri semplicemente il classico casi di “posto giusto al momento giusto” – che hanno influenzato il corso della storia. Questo vale anche per la musica e i musicisti che, con i loro album, hanno lasciato un segno indelebile nella storia della musica. Elencare tutti i punti di svolta è semplicemente impossibile. Dopotutto, il mondo musicale gira giorno dopo giorno ed è in costante evoluzione. Eccovi alcune delle svolte storiche a parere nostro più significative dell’ultimo secolo 🎸
1. Bob Dylan’s e la svolta all’elettrica
Un’icona della scena folk, un artista celebrato come il cantante di protesta più dotato per eccellenza, la voce del sottoproletariato: Bob Dylan era ed è un eroe, anche se tipicamente accettato da molti solo con la sua chitarra acustica. È stato in grado di dare vita e riflettere i sentimenti e i pensieri di una generazione nei suoi testi e nella sua musica. Alcuni fan, tuttavia, non gli perdonerebbero il passaggio alla chitarra elettrica e alla musica elettrica. È stato fischiato dalla scena folk acustica irriducibile. Ma se non fosse diventato “elettrico”, non ci sarebbero state pietre miliari significative nella storia della musica, come la rivisitazione di Highway 61 o Blonde on Blonde – due dei più grandi dischi rock degli anni ’60.
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2. La menomazione di Tony Iommi
La nascita del metal è indissolubilmente legata a un incidente accaduto a Tony Iommi quando aveva appena 17 anni. Il chitarrista dei Black Sabbath è rimasto incastrato in una macchina mentre lavorava in una fabbrica di lamiere e ha perso la punta delle dita del medio e dell’anulare della mano destra. Invece di arrendersi, ha realizzato protesi di plastica e frammenti con pezzi di una giacca di pelle. Ma soprattutto, dato che non sentiva i polpastrelli della protesi e aveva una sensibilità diversa, iniziò ad abbassare la tonalità delle corde per facilitare l’esecuzione. Tutto ciò ha portato ai famosissimi powerchords e alla nascita del suono metal e delle accordature ribassate.
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3. Quando Jimi distrusse “Dio”
Jimi Hendrix cambiò tutto. Era il 1966 e la reputazione di Eric Clapton era già cementificata: i fan lo reputavano un dio. Il guitar hero per eccellenza, l’icona suprema del blues e del rock. Poi, dal nulla, un giovane e sconosciuto chitarrista americano chiese di jammare con i Cream a Londra. Fu una serata… storica. Il nome? Jimi Hendrix. Clapton? Muto. Eric aveva impostato degli standard, e Hendrix li infranse e superò. L’inizio di una nuova era!
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4. I Beatles pubblicano “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”.
Non fu solo una questione di cambio genere, quella di Sgt. Pepper nel 1967. Fu anche l’approccio psichedelico, la transizione da “boyband” carini e affabili ad artisti rivoluzionari. Da idee e concetti a tecniche di produzione, fu tutta un esplosione di creatività. L’album fece impallidire i lavori dei colleghi dell’epoca, al punto che aleggiava una sorte di timore reverenziale. L’unica persona che non si fece più di tanto impressionare da ciò fu, non sorprendentemente, Jimi Hendrix: tre giorni dopo l’uscita del disco, durante un suo concerto, eseguì una cover della title track dell’album dei Fab Four. Un orecchio sopraffine!
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5 Ascesa e caduta di Ziggy Stardust
David Bowie stava provando a sbarcare il lunario e affermarsi nella scena musicale in una varietà incredibile di modi per più di 10 anni. Eseguiva spettacoli di cabaret, creò musical per bambini e pubblicizzò il gelato. Poi, nel 1972, inventò il carattere fittizio Ziggy Stardust, il carattere androgino che veniva da Marte e che, arrivato sulla Terra, dispensava messaggi criptici. Bowie non creò solo un personaggio ma, forse, un intero genere: il glam rock nacque proprio in quel momento!
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6. Quando nacque il punk
Il punk era crudo, diretto, senza filtri, anticonformista e senza fronzoli. A detta dello stesso Joe Strummer dei Clash, l’album di debutto dei Ramones aprì il vaso di pandora del punk nel 1976, aprendo la strada a band come i Sex Pistols, i Clash e molti altri. Le vendite all’inizio erano a dir poco ridicole, ma ciò non toglieva nulla al fatto che i Ramones, con le loro canzoni da meno di 3 minuti di durata, iper semplici e prive di complessità, rappresentavano appieno lo zeitgeist della nuova generazione dell’epoca. Sequenze di accordi rudimentali ma accattivanti, zero virtuosità, uno statement musicale minimalista che parlava di ribellione giovane e vita a New York. Non si trattava più di essere osannati come inarrivabili star, bensì di vita vera.
https://youtu.be/JPBEaSDR8M0
7. La prima canzone rap entra nella Top 40
Quando Sugar Hill Gang pubblicò Rapper’s Delight nel 1979, cambiarono il corso della storia. Il brano finì nella Top 40, cosa mai accaduta prima con una canzone di quel genere. La canzone popolarizzò il genere hip-hop e, nonostante molte persone lo vedessero come un genere meteora, passeggero e destinato ad esaurirsi in poco tempo, la storia provò che fu un punto cardine destinato a cementificare l’hip hop come uno dei generi più influenti della storia della musica, anche ai giorni nostri. Rap e Hip-Hop, anche sotto il profilo commerciale, sono generi che ammassano vendite incredibili, che spesso sorpassano parecchio ciò che gira nel rock e nel pop.
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9. I Nirvana distruggono l’hair metal
Negli anni ’80 e inizio ’90 la scena hair metal e glam dominava il mercato, spesso con una connotazione iper-commerciale e superficiale. I clichés hard rock e la tipica fase da “festini ogni sera”, “sesso droga e rock’n’roll” e leggings leopardati avevano francamente stufato. Fu forse anche per questo che una sconosciuta band alternative di Seattle che se ne sbatteva di tutti questi aspetti cambiò la storia: Kurt Cobain e i suoi Nirvana riscrissero le regole del rock anni ’90, diventando dei nuovi idoli a cui ispirarsi: non più pantaloni di pelle e assoli al fulmicotone, bensì canzoni più intime e semplici e jeans con camicie a scacchi e scarpe vans.
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Qual è stato secondo te il momento più importante della storia della musica? Faccelo sapere con un commento!
5 commenti
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Teodoro risponde:
Selling England by the Pound.
Mirco risponde:
Avete comunque dimenticato i Deep purple
Simon risponde:
Intendi Made In Japan? 🙂
Davide Franzoni risponde:
L’arrivo di Nile Rodgers sulla scena pop rock.
peter patti risponde:
Bisognerebbe fare un articolo sui manager. Paul Butterfield, Tom Wilson, Albert Grossman… Phil Spector… Sam Phillips (Sun Records). Tom Parker detto “Il Colonnello”, manager di Elvis Presley. Brian Epstein e George Martin (The Beatles), Andrew Loog Oldham (Rolling Stones), Tony Defries e Tony Visconti (David Bowie)… William George Curbishley (The Who, Judas Priest, Jimmy Page – Robert Plant…). Sui produttori e tecnici del suono: Conny Plank (Krautrock), Andy Jackson e Alan Parsons (Pink Floyd)… Geoff Emerick (The Beatles)…