10 consigli per registrare la batteria

10 consigli per registrare la batteria

Nell’era dei Social Media il batterista ambizioso dev’essere in grado di registrare i propri pezzi autonomamente in modo da essere in grado di produrre i pezzi della propria band, incidere le prove per riascoltarle e molto altro. Un’infarinatura base del mondo dell’home recording è, quindi, necessaria. Una volta appresi i fondamenti sarà necessario procurarsi qualche accessorio: quali? Scopritelo 😉 



1. Ottimizza il tuo kit!

Se il tuo kit di batteria non suona molto bene sappi che non potrai fare miracoli in studio. Andare a correggere imperfezioni e sistemare suoni “sbagliati” non è solo difficile: talvolta è praticamente impossibile. Cerca di ottimizzare e preparare il tuo kit in modo che ti restituisca il suono che vorresti sentire nella registrazione finita, in modo da minimizzare il più possibile l’editing con plug-ins vari in fase di missaggio e risparmiare un sacco di tempo. Inizia dalle pelli e assicurati di averle nuove e ben tirate. Per ottenere un suono omogeneo, cambia tutto il set in modo da non avere tom che suonano in modo drasticamente diverso l’uno dall’altro. Il set Remo Emperor Tom è perfetto per i tom!

Remo Emperor Coated

Se hai bisogno di aiuto nell’accordatura puoi utilizzare il Tune-Bot, un accordatore per pelli con tonalità selezionabili!

 

2. Sordine per tutti!

Un set di batteria risonante e pieno di frequenze è sicuramente molto.. “Rock” (a chi non viene in mente il classico suono di batteria di John Bonham, il tipico kit Ludwig super aperto e pieno di frequenze?) – ma la realtà dei fatti è ben diversa: per gestire correttamente un suono di batteria importante come quello appena citato è necessario avere una stanza adeguata equipaggiata con strumentazione di ripresa all’avanguardia. Appurato ciò, e considerato che la maggior parte di voi batteristi non ha sempre a disposizione una stanza trattata in cui incidere, consigliamo l’uso dei dampening pads (sordine) per “attutire” la risposta sui fusti (e non solo) della vostra batteria. Inoltre, grazie all’ausilio di quest’accessorio, sarà più semplice lavorare in fase di post-produzione e comprimere il suono nella maniera giusta. I pad della Moongel sono perfetti per tom, timpani e rullanti ma c’è chi li usa anche per i piatti (!).

 

 

3. Fai attenzione ai dettagli

Un pessimo suono di batteria è spesso tale per via della massiccia e preponderante presenza (ai limiti del fastidio) del Charleston e dei piatti nel mix. Quando si hanno a disposizione pochi microfoni è necessario prestare molta attenzione al posizionamento e al volume degli stessi: un microfono per Overhead (piatti) con troppo guadagno in entrata potrebbe “catturare” troppo il suono di tom e rullante, rendendo la vita difficile in fase di missaggio. Consigliamo di spendere un po’ di tempo e fare svariate prove con posizionamento, orientamento e guadagno d’entrata per ottenere il risultato ottimale.

 

4. Procurati i microfoni giusti

Senza microfoni non puoi andare molto lontano e, a meno che tu non voglia ottenere una registrazione amatoriale avvalendoti del microfono dello smartphone, tablet o del registratore portatile, ti consigliamo caldamente un set di microfoni adeguati. Per grancassa, rullante e rom il microfono dinamico è la scelta più azzeccata – non c’è nemmeno bisogno dell’alimentazione phantom 48v per farli funzionare. Per allinearsi con gli standard utilizzati negli studi di registrazione consigliamo lo Shure SM57 per tom e rullante e lo Shure Beta52A per la grancassa.

Altrettanto importanti sono i microfoni “appesi sopra alla vostra testa” (da qui il nome Overheads). I microfoni a condensatore a diaframma piccolo sono semplici da posizionare (senza aver bisogno di aste microfoniche dedicate) e suonano molto bene. Modelli quali l’Octava MK-012 e il Rode NT-5, spesso venduti in set stereo “matched”, ci insegnano che la qualità non deve per forza costare troppo.

Oktava Mk 012

 

5. Ti serve una scheda audio con parecchi ingressi

Per trasferire il suono ripreso dai microfoni al tuo computer hai bisogno di un’interfaccia che converta l’informazione analogica in digitale. Questo tipo d’interfaccia è conosciuta come scheda audio e ne esistono centinaia di modelli e varianti sul mercato: qual è quindi la scheda più adatta ai batteristi? Semplice: quella con più ingressi a disposizione. Attenzione a ciò che viene inteso per “16 input”: schede con, sulla carta, 16 input non hanno 16 ingressi SOLO per microfono; queste schede sono spesso equipaggiate con ingressi di linea, ingressi ottici e digitali. In questi casi, quindi, una scheda con 16 input totali potrebbe averne a disposizione solo 6 o 8 di tipo XLR. Per quanto sia possibile registrare la batteria con un solo microfono e considerando che di solito viene raccomandato di utilizzare almeno 4 ingressi (grancassa, rullante e due overhead), 8 ingressi sarebbero la quantità ideale. Per stare su cifre abbordabili la Behringer UMC1820, a meno di 300 euro, propone una quantità significativa di ingressi. Leggermente più costosa e appartenente alla fascia media è la Focusrite Scarlett 18i20.

Focusrite Scarlett 18i20 2nd Gen

Focusrite Scarlett 18i20 2nd Gen

 

6. I microfoni giusti posizionati correttamente

La maggior parte dei microfoni è di tipo “kidney” (=rene in italiano). Ti basta immaginare una membrana con la forma di un rene attaccata al microfono che “ascolta” tutto ciò che viene riprodotto davanti ad essa. Quasi tutti i microfoni suonano al meglio quando la fonte sonora viene posizionata esattamente davanti alla membrana. Più il microfono viene avvicinato alla batteria, tanto il suono inciso sarà diretto, secco e molto “bidimensionale”. Questa tecnologia viene chiamata “Close Mic’ing” e viene applicata a rullante, grancassa e toms. Per questo tipo di applicazione vengono utilizzati microfoni dall’alta resistenza sonica, ossia i dinamici. I microfoni a condensatore sono più sensibili e in grado di emettere un output più consistente e vengono, per questo motivo, utilizzati per gli Overheads (piatti).

 

7. Microfono d’ambiente per carattere e tridimensionalità

Lo scopo di ogni musicista che si rispetti è di riuscire a catturare in maniera abbastanza autentica il suono dello strumento suonato. Detto ciò ogni tanto l’utilizzo (con parsimonia) di un po’ di “spazialità” può portare a risultati sonori sorprendenti. Questo metodo è pensato per chi ha già microfonato tutta la batteria e dispone di un ingresso aggiuntivo da poter sfruttare. Sarà sufficiente collegare un microfono (di bassa qualità va benone) a un paio di metri di distanza dalla batteria. In fase di post-produzione basterà applicare compressione (con attacco veloce e ratio alta) all’interno della DAW sul canale del microfono in questione per aggiungere, appena “sotto” al suono originale, un po’ di guadagno e di ‘profondità’. Il risultato finale è un suono potente, con mordente, grinta e tridimensionalità.

 

8. Migliora l’acustica della stanza

Certo, è sicuramente più soddisfacente investire i propri risparmi in piatti, pedali e batterie. Per chi è solito registrare, però, il trattamento acustico della stanza è molto importante e rappresenta una spesa necessaria. La batteria acustica, data la sua natura risonante, è uno strumento che risente moltissimo della conformazione dello spazio in cui viene posizionata. Per chi non ha a disposizione stanze perfettamente trattate e con muri asimmetrici la soluzione è rappresentata dai “Bass Traps” da posizionare con cura nella stanza. Grazie alla loro capacità di assorbire frequenze indesiderate possono pulire il suono di grancassa e toms rendendolo più pulito e definito, permettendo quindi di risparmiare un sacco di tempo normalmente utilizzato in post-produzione per correggere queste problematiche. Se non sai come costruirti un Bass Trap da solo puoi avvalerti di prodotti come l’HOFA o i t.akustik corner absorbers.

 

9. Profondità e naturalezza per il suono della grancassa

Disponi di un canale aggiuntivo? Dai alla tua grancassa un suono naturale e profondo da “miscelare” al suono ripreso dal microfono principale (diretto e “secco”). Come? Con un microfono a condensatore come l’Aston Origin a membrana larga piazzato davanti alla pelle della grancassa.

Mixato ai giusti livelli il segnale di questo microfono inizierà a dare profondità e respiro al suono della grancassa, rendendo di fatto il suono di tutta la batteria più grosso e sostanzioso. L’Aston è, oltretutto, un microfono dai mille utilizzi e può tornare utile per svariate applicazioni.

 

10. Isolati della band

Vuoi registrare in presa diretta con la tua band e mantenere un buon suono di batteria allo stesso tempo? Assicurati che amplificatori e casse non siano posizionati verso il set di batteria per evitare di sentire il chitarrista dal canale del microfono posizionato sul rullante. Per isolarti dagli altri una barriera in Plexiglass può essere la soluzione e il The Amp Shield della Clearsonics è un ottimo prodotto.

 

11. Trigger e Sampling

Nell’home recording spesso l’acustica della stanza è sempre l’anello debole della catena. Non disponendo poi di microfoni d’altissimo livello o kit di batteria eccezionali, spesso, i risultati potrebbero essere deludenti. Il punto è che il groove che hai registrato è davvero ottimo: come fare? É possibile sostituire il suono di un determinato pezzo della batteria con un sample attraverso una tecnica chiamata “triggering“. I plug-in più gettonati per effettuare quest’operazione sono il Platinum Slate Digital Trigger, il Wave Machine Labs Drumagog e l’Addictive Trigger della XLN Audio. I plug-in vengono caricati in corrispondenza della traccia “problematica” e il relativo sample viene prelevato e caricato dalla libreria a disposizione all’interno del plug-in. Groove, umanizzazione e dinamica reale con samples di altissimo livello.

 

DDrum DDTKIT Acoustic TriggerDDrum DDTKIT Acoustic Trigger

In alternativa è anche possibile registrare direttamente gli impulsi che andranno poi ad ‘azionare’ i samples delle librerie citate poco sopra. Il DDrum DDTKIT Acoustic Trigget SetPro comprende trigger per toms, rullante e grancassa e possono essere usati per leggere i samples da svariate librerie quali EZ-Drummer, Superior Drummer, Addictive Drums, SSD o BFD. Queste librerie sono enormi e dispongono di una quantità esorbitante di kit, misure e molto altro. Oltre alla qualità e quantità dei samples stessi, le librerie dispongono di controlli di editing avanzati, un mixer interno e la possibilità di variare quasi ogni parametro possibile e immaginabile. Il kit può essere adattato a seconda del proprio stile e genere per ottenere il risultato perfetto.

 

Buon divertimento ! ?

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La passione di Simon per la musica nasce molto tempo fa, fino a portarlo al diventare arrangiatore, chitarrista e autore di musica auto-prodotta, pubblicata con la sua band, gli Onyria.

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